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Il 5 gennaio 2023 è entrata in vigore la Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD). Modernizza e rafforza le norme relative alle informazioni sociali e ambientali che le aziende devono fornire. Un insieme più ampio di grandi aziende, nonché di PMI...

La direttiva sarà infatti obbligatoria dal 1 gennaio 2026 per le aziende che rientrino in almeno due dei seguenti parametri: oltre 250 dipendenti, un fatturato superiore a 40 milioni, stato patrimoniale di 20 milioni. Coinvolgerà quindi anche molte imprese italiane del settore del Cleaning Professionale. La tassonomia aiuta in questo percorso perché consiste in un sistema di chiare definizioni relative alle attività economiche ambientalmente sostenibili, diventando uno strumento a disposizione degli investitori e delle aziende per effettuare decisioni di investimento consapevoli con lo scopo di stabilire il grado di sostenibilità di un investimento. Rappresenta quindi un’opportunità che le aziende devono cogliere, sia in termini di strutturazione ed etica del lavoro, sia per quanto riguarda la propria evoluzione “green”, acquisendo la consapevolezza che saranno sempre più i clienti stessi a richiedere e pretendere il rispetto di tali requisiti, nei bandi di gara e nella definizione dei progetti. Inoltre la tassonomia riguarda ormai da vicino le aziende, e non solo la finanza, proprio perché ogni impresa deve essere finanziata e tra i suoi finanziatori ci sono le banche, che hanno l’obbligo di rendicontare in base alla tassonomia e lo Stato, che con il PNRR ha adottato i principi della tassonomia, che sono stati declinati nella Guida Operativa del MEF. E ancora gli stessi principi della tassonomia sono applicati anche alla CSRD. In questo senso la tassonomia è strettamente integrata proprio con la Direttiva CSRD, che ha di fatto gli stessi obiettivi per quanto riguarda i fattori ambientali che le aziende devono rispettare: la mitigazione dei cambiamenti climatici, anche per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra; l’adattamento ai cambiamenti climatici; la valorizzazione delle risorse idriche e marine; l’uso delle risorse e l’economia circolare; la prevenzione dell’inquinamento; la salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi.
Un percorso che rappresenta per molte aziende, in questa fase, una grande opportunità di cambiamento per crescere sul mercato a livello nazionale ed europeo.
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